Ugo Piscopo

Un deliberato attraversamento degli spazi immaginari e affabulatori è l’operazione pittorica e grafica di Vincenzo Sorrentino, che ne allega le ragioni in un codicillo letterario quasi epistolare di accompagnamento della mostra, secondo un’inclinazione già manifestata nelle esposizioni precedenti di aggiungere glosse integrative all’opera, ma anche esplicative nei confronti dei non addetti ai lavori, senza però enfasi liturgiche o didattiche, ma solo per il gusto di prolungare la comunicazione. […] In Sorrentino l’unicorno , come anche altri mostri, quali la biblica locusta o i mediterranei ittiosauri e basilischi, ritorna per liberare attese narrative latenti, la sua comparsa, come quella degli altri soggetti simbolici e mitologici, introduce sul reticolo dell’osservazione un dramma, che apre squarci su memorie, terrori, sorprese. Essa costituisce il classico sasso lanciato nel lago: di qua parte una serie di movimenti a cerchi concentrici. Anche nelle opere di Sorrentino, il movimento è per vibrazioni che partono dal centro, secondo però un rapporto dialettico di masse plasticamente e corposamente sentite e osservate. Nei disegni, come sulle tele, il senso della vita è dominante sotto l’aspetto dell’intensità e della pienezza. Dal che scaturiscono una pittura calda e seicentescamente corposa e un disegno avvolgente, sensuosamente morbido e rigoroso insieme, manipolati con una sensibilità artistica umorosamente ricca e nativamente forte.
Ugo Piscopo
Testo di presentazione alla mostra Il Liocorno e altre teriomorfosi, Galleria Ganzerli, Napoli, 1988
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