Michele Prisco

Ed è il modo, in altri termini, di chi ha preferito la parte dell’interprete più che quella del testimone, ed quello che dall’inizio della sua attività il giovane Vincenzo Sorrentino ha scelto per sé. Ma : ha scelto oppure ha semplicemente obbedito alla forza visionaria e realistica insieme del suo temperamento? Se non risolve la dicotomia ( che poi, a pensarci bene, è soltanto apparente), questa mostra – Threni: Lamentationes Jeremiae prophetae è una splendida conferma della sua singolare e straordinaria presenza nel panorama attuale delle arti figurative; diremo di più: della « necessità» della sua presenza. La rilettura di questo testo biblico ( vorremmo azzardarci a scrivere: la reinvenzione del testo biblico, attraverso il mezzo espressivo del segno invece che della parola) è stato da lui affrontato con serietà, una preparazione e al tempo stesso con umiltà, che si riscontrano ormai in pochi artisti contemporanei, piuttosto inclini a seguire, in gran parte, le più seducenti e accattivanti sollecitazioni del mercato o, nel migliore dei casi, i più condizionanti gusti di un certo pubblico.
Michele Prisco
Dal testo in catalogo della mostra Threni, id est Lammentationes Ieremiae Prophetae, Centro S. Fedele, Milano 1989
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