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Aldo Vella

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Il tuffo nel quadro pian piano si disvela come dantesco precipitare in noi stessi: quelle non sono più le “sue visioni” ( dell’artista)  ma il calligrafico e sorprendente diario illustrato della discesa nel profondo di ognuno di noi.  Sorrentino ha assistito ad una particolare formazione di questo profondo, tutto generato dal suo essere vesuviano. L’assorbimento – attraverso il latte materno, i racconti, la visione,  la respirazione, la pietrarsa, il mare – della presenza del vulcano hanno nel tempo strutturato in lui come una trama di un viaggio dentro una realtà parallela che ribolle sotto l’apparente calma dei giorni vissuti: il liquido amniotico e il magma infuocato, il bambino  e il mostro, l’origine della vita e l’abisso della morte, la memoria  e l’oblio, giocano ruoli contraddittoriamente analoghi, entrambi inizio  di una fine e fine di un inizio. Tutto ci tira in questo vortice di simboli in cui l’artista, la sua pittura, le dimensioni della tela, i simboli stessi diventano i nostri anch’essi inquietanti  ed inspiegati, il nostro viaggio. Riemergere dal quale e riguardare i quadri di Sorrentino dall’esterno è come lasciarsi a malincuore alle spalle le tracce di un confuso tormento, che non prevede la conoscenza ma il senso, carnale e mentale.

Aldo Vella,  da Simbolo, senso e conoscenza, nel catalogo della mostra Blu Innocente, Reggia di Caserta, 1998

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